Non posso non annotare qualche pensiero su quanto sta accadendo in Italia. In Italia, proprio in Italia.
Su questo mi tocca persino partire da Matteo Salvini e dal suo noioso ritornello “Prima gli Italiani!”. Ma a modo mio. Non mi ha mai convinto questo carezzevole e insistente slogan utile soltanto a stornare l’attenzione dai problemi veri dell’Italia e degli italiani, gonfiando artatamente a dismisura i dati sugli arrivi dei migranti oltre allo strombazzato danno economico prodotto dalla loro presenza. “Prima gli Italiani” si può e si deve declinare come “Prima l’Italia”, un’Italia che riguadagni posizioni nelle classifiche che contano, quelle che ribaltano istantaneamente i loro effetti benefici sul benessere e sull’essere degli italiani. Parlo di Pil, spread, occupazione, imprese che scelgono di insediarsi nel nostro Paese perché al timone dell’Italia c’è chi dà fiducia. E, last but not least, il livello etico della nostra comunità nazionale.
C’erano. Hanno fatto di tutto perché venissero sconfitti e se ne andassero. Prima al Referendum e poi alle elezioni. Ma non voglio cercare capri espiatori. Meglio non piangere sul latte versato anche perché “chi è causa del suo mal pianga se stesso”.
In Italia le cose stanno andando a catafascio, e siccome non si può piangere sempre, per consolarci ci diciamo che non c’è poi da preoccuparsi troppo, perché è così anche in Francia, così in Inghilterra, è così persino in Germania, per non parlare di quanto succede fuori dall’Europa …
Non ci sto a questo gioco del “mal comune, mezzo gaudio” che conclude sempre volendo convincere che “intanto non possiamo farci niente” e “vedrai che alla fine passerà”.
C’è solo del FATALISMO in questo atteggiamento. Un fatalismo che sfocia nel DISINTERESSE e subito da luogo all’ANTIPOLITICA più vigliacca.
Perciò, parliamo dell’Italia. Di questa Italia malata.
Ecco in che fase siamo. Una fase che mostra tutte le caratteristiche della PATOLOGIA. E speriamo che non sia cronica.
Se questa condizione stesse ancora dentro ai margini della fisiologia, avremmo la percezione che gli anticorpi non sono esauriti e, invece mi par proprio che “siamo alla frutta”. Fisiologico sarebbe chiedersi “Che cosa posso fare io?”e all’interno di qualsiasi gruppo sociale cercare insieme di intervenire.
All’inizio del 2002 la situazione politica italiana preoccupava non poco.
Nacquero allora i “Girotondi”. Dal basso, come si suol dire.
E allora com’è questo “prima gli italiani a modo mio?” In quello di Salvini gli italiani non devono fare niente, fa tutto lui, l’importante è che lo votino. Secondo me, serve il contrario. Sì, “prima gli Italiani!”, prima (ci pensino) gli italiani! Il primo atto da compiere è nelle mani degli Italiani che mi rifiuto di crederli fanciullini eternamente inebetiti dagli illusionisti a cinque stelle e/o dai celoduristi con mitraglietta forti coi deboli e deboli coi forti. Prima, quindi, andare a VOTARE il 26 maggio! L’unica arma seria da imbracciare è il VOTO. Mirando bene. Non è il momento di sprecare. A disposizione tutti gli italiani e le italiane hanno un voto, qualcuno due, perché oltre alle Europee in molti Comuni si vota anche per scegliere il sindaco e i consiglieri comunali.
“Prima gli Italiani” lo ribadisco senza togliermi dalla testa l’idea che i primi passi di un’Italia determinata a non perdere il treno del futuro e a togliersi dai piedi chi voleva incatenarla in un passato di guerre fratricide, li compirono donne e uomini protagonisti della Resistenza. Di quell’Italia, con lo sguardo rivolto al futuro di pace e prosperità, fu l’Italia di Ventotene, di quanti ne aveva avuto abbastanza di morti, di macerie, di orfani, di vedove, di mutilati, di odio, di miseria, di paura e, convinti che gli stessi sentimenti erano presenti in altre donne e altri uomini sopravvissuti alle stesse follie, avviarono il processo di costruzione dell’Europa. Economica, dapprima, poi, un tentativo dopo l’altro, politica.
Ora tocca a noi. Alle spalle tante occasioni perse tra cui il fallimento della Costituzione Europea. È ora che la sveglia suoni e che i liberi e forti si facciano sentire.