… pensieri tra Natale e Capodanno
Sì, come tutti gli anni, anche al termine di questo 2022, di questo anno così poco allegro, ancora segnato dalla coda del COVID e scosso da una guerra che dalle troppe guerre che sconvolgono il pianeta si distingue per l’eccessiva vicinanza alle nostre città e ai nostri interessi, ebbene, anche quest’anno mo’ vene Natale!. Ora che scrivo è pure già trascorso lasciando, come sempre, impressioni, fissate più o meno provvisoriamente nella memoria di ciascuno. Anch’io ne ho tante, ma un’immagine desidero riportare qui insieme a qualche riflessione sperando che stimoli qualche emozione positiva nei tre o quattro lettori che capiteranno a scorrere le pagine di questo blog.
Sono certo che anche a chi legge non sfuggirà lo sguardo penetrante di questo bambino, non sfuggirà l’espressione soddisfatta e insieme curiosa. Se non lo sai già, amico lettore o amica lettrice, questo bambino abita in una grande città del Congo che si chiama Bukavu. Una città ricca di bambini come lui che hanno una gran voglia di crescere e tanti sogni da realizzare come tutti i bambini e le bambine del mondo.
Partiamo dalla foto. Sarebbe bello sapere come si chiama questo bambino, ma siccome le cartoline non parlano e io mi propongo di parlare un po’ di lui, sarà opportuno dargli un nome. Io lo chiamerei Pierrot, perché in Congo una delle lingue parlate dalla popolazione è il Francese e là ho un amico che si chiama Pierre ed è lui che mi ha mandato questo biglietto con gli auguri.
Esploriamo un po’ alla volta questo prezioso biglietto, In grande ci sono scritti in francese gli auguri di un gioioso Natale e di Buon anno 2023. Il Natale è appena trascorso, ma gli auguri valgono anche dopo, perché di gioia, Pierrot ce ne ha ispirata sicuramente tanta.
Non può esservi sfuggito che il piccolo Pierrot sta facendo colazione e sarete curiosi di sapere anche che cosa sta pappandosi di buono … e, se poi guardiamo meglio, ci verranno altre domande … tipo … ma chi sono tutti gli altri bambini dietro di lui? e perché ci fanno gli auguri da così lontano? e cosa ci augurano?
Partiamo dall’ultima. Ci augurano tre cose: un buon anno d’amore, un buon anno di pace e un buon anno di condivisione. A me piace molto quest’ultima parola, perché è la realizzazione delle altre due. Se siete d’accordo potrei condividere qui, sul blog, quello che so di ciò che per me è una magia o qualcosa di simile. Una magia senza mago che potremmo intitolare così: Una lettera dall’Africa.
Sull’ultimo atto si aprì il sipario due anni fa. Mancava poco a Natale e comparve sullo schermo del computer un messaggio. A Bukavu tanti bambini avevano fame. Peggio: vivevano in uno stato di denutrizione. Sapevo benissimo dov’era Bukavu. In capo a qualche minuto si affollarono nella mia mente le immagini di quella città del Congo nella quale avevo vissuto per pochi giorni nel febbraio del 2005. Non potevo tacere e fu così che partirono messaggi a ripetizione per una raccolta di danaro che consentisse a Pierre e ai suoi piccoli amici di potersi cibare per il tempo necessario a non morire.
Furono coinvolte molte persone, altre si aggiunsero e passarono la voce. Fu così che di bocca in bocca, di chat in chat, anche Sentieri di Pace a Osteria Grande e l’Oratorio San Giacomo di Imola si attivarono in grande stile, dando vita ad una condivisione operativa che vogliamo sperare continuerà a lungo in un crescendo di protagonisti e di iniziative. A chi non conosce bene questa storia, mi piacerebbe raccontargliene un po’. Ma per ora basta così.
Buon Anno e a presto. Bonne année et à bientôt. Happy new year and see you soon …