Anche lì?
È questa la domanda che di frequente abbiamo sentito affiorare sulle labbra degli amici cui abbiamo confidato la nostra preoccupazione per quanto sta succedendo in Congo, in particolare nella regione più a est, al confine con il Ruanda. Lì, dove furono inaugurati ai primi di marzo del 2005 due acquedotti finanziati dai cittadini di Castel San Pietro e di Imola. C’ero anch’io, insieme a cinque giovani imolesi a rappresentare il generoso intervento di Castello e a prendere atto de visu della serietà dell’opera avviata da Giovanni Bersani, cittadino castellano ad honorem, opera mirata a sollevare quelle popolazioni dalla povertà e dallo sfruttamento, cercando di dar loro una mano a conquistare giorno per giorno una vita degna delle umane aspirazioni.
Davvero anche lì è scoppiata una guerra?
Non è proprio così. La guerra, nelle sue fasi più o meno atroci c’era anche allora, quando con la mia faccia aliena mi aggiravo per Bukavu e dintorni a raccogliere la gratitudine delle donne, tante, felici e orgogliose di mostrare le rigogliose coltivazioni frutto del loro lavoro di vanga e di zappa. Anche di qualche uomo, autorità, soldati e briganti, per la verità. Briganti, appunto, perché anche allora poteva accadere, ed accadde, che in casa dell’ingegner Justin Ntaboba, progettista degli acquedotti, si facessero vivi quelli dell’M23 con intenzioni razziatorie e il nostro gruppo italiano fosse scortato lungo i venti chilometri di percorso per raggiungere Mubone e godere i canti felici di donne intorno all’acqua appena sgorgata.
Sì, la guerra c’era anche allora, c’era dagli anni novanta, c’era stato un genocidio causa di centomila morti. Ma tra quegli orrori si affacciavano di tanto in tanto, brevi periodi di pace, durante i quali la popolazione cercava di risollevarsi e conquistare un livello di vita appena sopra la sopravvivenza. Ma era Africa. Era lontano.
Sì, ora però la guerra si è risvegliata nel modo più crudo. Chi vive lì deve chiudersi in casa per salvare almeno la vita, le scuole chiudono, i mercati pure, l’elettricità e l’acqua non arrivano. Pierre, il nostro riferimento per tutte le iniziative che anche noi abbiamo visto nascere, crescere e sostenuto, c’è e ci tiene al corrente.
Sentieri di Pace si sente là, oggi. Con le mamme e i piccoli della bouillie, con i bambini, i ragazzi e tutti gli operatori della Scuola di Pietro, con le donne e gli uomini delle iniziative agricole, con le famiglie che attraverso il microcredito portano avanti un progetto, piccolo o grande, ma importante. È lontana Bukavu, il cui sindaco di allora non seppe dirmi se i suoi abitanti erano mezzo milione o cinque milioni, è lontana Goma, un milione di persone dall’altra parte del Kivu, il lago più calmo del mondo, ormai in fuga. Sono lontane Muzinzi, Mubone, Kavumu come tanti nostri amici conosciuti nei fuggevoli incontri anche recenti, là da loro o qui da noi.
“Da Goma arriva povera gente sfollata dal nord e anche militari sconfitti in fuga, speriamo che l’avanzata dei ribelli Ruandesi non prenda di mira anche le nostre terre🙏🙏 possiamo solo aspettare e pregare il buon Dio, e avere fede e speranza… Dopotutto almeno aver creato una rete di vicinanza e una comunità intorno alla scuola e alla cooperativa agricola tornerà utile anche in questi tempi bui, sarà di supporto nella confusione .. Grazie per il vostro sostegno🤗” scrive Stefania Batani, amica imolese, promotrice e instancabile sostenitrice della Scuola di Pietro.
Per ora non aggiungiamo nulla. Anche di qui diciamo grazie a tutti coloro che, pur da lontano, si sentiranno vicini.
È questa la risposta che ho inviato a Maurizio Ferrari, presidente dell’associazione Sentieri di Pace, che mi chiedeva giovedì mattina di esprimermi su quanto stava accadendo in Congo. Sapeva, infatti, che avevo contattato Pierre Lokeka, responsabile delI’IMF Kitumaini, l’istituto di microcredito avviato in Congo grazie alla partnership tra l’Oratorio imolese di San Giacomo e la comunità Les amis de Don Beppe di Bukavu e con la collaborazione di Pace Adesso e della Banca di Credito Cooperativa della Romagna Occidentale. Per farsi un’idea di come e quanto si possa agire per dare davvero una mano, mi permetto di linkare questo post.
Speriamo che tutto questo non venga cancellato dall’ingordigia e dalla crudeltà umana.