Lo verifico anche dalla montagna di posta che ricevo ogni giorno: c’è un giusto fermento in giro! E sono parecchie, fortunatamente, dopo o insieme alle manifestazioni di sconcerto, di rabbia, di resa, anche le iniziative di chi – con coraggio e senso della realtà – si avventura nella proposta. Insieme a coloro che – per quanto stremati da sventure ed errori innegabili dei leader il cui andarsene non ripiana un bel nulla – continuano con semplicità a dare gratuitamente tempo e passione perchè non si debba rinunciare alla realizzazione del sogno.
Questo nostro popolo è un popolo ricco di doti: sa mettersi al servizio, sa entusiasmarsi di fronte a idee nobili e lungimiranti, sa anche rialzarsi in piedi con dignità. Dobbiamo fare molta attenzione a non umiliarlo tentando di fargli credere che non è successo niente e che noi siamo migliori perchè ci dimettiamo. Noi siamo soggetti a sbagliare come tutti gli uomini e le donne di questo mondo e – certo – la dignità dell’andarsene è apprezzabile, quando la caduta danneggia il bene comune (vorrei vedere!), ma ciò che dobbiamo esigere è che i nostri iscritti, militanti, simpatizzanti, dirigenti. leader e amministratori mettano in mostra nella quotidianità dell’impegno la correttezza dell’agire, la trasparenza delle scelte e la gratuità dell’impegno politico.
E poi ci sono gli altri. Quelli che ci governano e cercano, giorno dopo giorno, di convicerci che adesso, arrivati al governo, possono starci senza rendere conto di nulla. A nessuno.
Ma non voglio parlare di loro. Sarebbe solo uno sfogo in più.
Un popolo degno di questo nome deve saper trovare in sé la forza per reagire anche nelle situazioni più buie. Francamente non saprei, proprio adesso, rinunciare al sogno. Al grande sogno del Partito Democratico che nessuno ci regalerà se non saremo noi a costruirlo. Per quale motivo dovremmo rinunciare? Questo è il momento dello sforzo massimo. Il momento per mostrare di che pasta siamo fatti. Non diciamo che questo è nel nostro DNA? Che quell’altro è nel nostro DNA? Smettiamo di dirlo e facciamolo vedere! Non è la resa dei conti quella da cercare. Ma una sana, aperta discussione che individui le responsabilità delle scelte fatte. E poi chi ha sbagliato, e non ha sbagliato da solo, per favore non mistifichi e non cerchi qualche improbabile pretesto per rimanere comunque a galla. Anche perché in molti casi non si tratta di errori, ma di impostazioni sbagliate dell’azione politica che necessitano di veri e propri cambiamenti di rotta.
Con questa mia, rispondo anche ad Angelo, un amico che mi ha interpellato su alcune questioni, e ne approfitto per allargare la platea, che non è mai un male! Mi chiede delle Elezioni Regionali: Vincenzo, dice,dobbiamo ragionare, riflettere e operare … la vedo dura! I nostri Congressi: credimi più ci penso e più mi rendo conto che, almeno per me è l’ultima spiaggia … almeno per l’impegno politico … mi viene in mente un nuotatore costretto allo stile libero si … ma in una piscina senza acqua. Angelo è amaro in queste considerazioni, ma almeno non restituisce la tessera o non nicchia a rinnovarla come altri che purtroppo in questi giorni mi capita di incontrare.
Angelo ha ragione a sostenere che, anche nel male, l’originale è sempre meglio dell’imitazione! lo dice a proposito della democrazia interna.
Tradotto vuol dire che – agli occhi di chi ragiona – il metodo del capo che comanda, assegna ruoli, distribuisce risorse e prebende, insomma “la fa da padrone”, risulta scontato nel partito azienda, ma suscita la prima volta imbarazzo, la seconda presa di distanza e la terza rabbia e repulsione nel partito che dice di ispirarsi e credere davvero alla democrazia!
Tradotto vuole anche dire che la presente legge elettorale è da cambiare subito, perché non ha niente di democratico ed è solo un subdolo strumento per consolidare le oligarchie in tutti i partiti, compreso il nostro. Illude i cittadini più semplici che pensano di andare a scegliere i loro rappresentanti e li inganna facendo loro credere di vivere ancora in un regime democratico. E fino a quando c’è questo orrore che il PD deve far di tutto per cambiare, il nostro partito deve utilizzare al massimo tutti i metodi che ha a disposizione, per arrivare ad un risultato ugualmente democratico e trasparente nelle elezioni dei suoi.
Tradotto significa praticare con rigore le regole che ci siamo dati nell’ambito del PD. Quelle di ordine morale e quelleregolamentari. Il codice etico e lo Statuto. E anche le primarie, senza timore che ai cittadini vengano a noia. Non hanno già dimostrato abbastanza che alle primarie vanno volentieri?
Tradotto significa difendere senza sconti la Costituzione, senza sconti per nessuno e prendendo coscienza che l’attuale maggioranza di governo ha già ampiamente stravolto la Costituzione reale, perché le politiche di contrasto (si fa per dire) alla crisi economica sono la negazione dell’articolo1 che il ministro Brunetta – che anche all’articolo 1 ha giurato fedeltà – vorrebbe cancellare, perchè il messaggio continuamente ribadito del presunto diritto a governare per cinque anni senza alcun controllo trasforma il presidente del Consiglio in una sorta di monarca, contrariamente a quanto stabilisce il secondo comma dello stesso articolo 1: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” sancendo in questo modo che lo stesso popolo sovrano è soggetto alla Costituzione.
Difendere senza sconti la Costituzione significa anche star lontani da tentazioni tipo Costituente che contengono già in sé, per l’importanza dello strumento, il preludio ad una riforma che non si limita ad alcune modifiche dovute ai tempi cambiati, ma a sterzate pericolose anche nella prima parte, quella dei principi generali o ad attacchi pericolosi agli equilibri fra i poteri.
La chiudo qui con gli esempi, perché non vorrei abusare della pazienza di chi legge distogliendone l’attenzione dai problemi del nostro partito alle prese con una sfida molto impegnativa, anzi da due sfide che si intrecciano irrimediabilmente: le elezioni regionali e il consolidamento di se stesso.
Solo un cieco non vede quanto dall’una dipenda l’altra e quanto dall’esito delle regionali dipenda molto del futuro dell’Italia.
Se subito, già in questa campagna elettorale, il PD non sarà in grado di dimostrare la sua capacità di rinnovarsi nei metodi e nei contenuti in tutte le regioni, Emilia Romagna compresa, lo sgretolamento progressivo non si arresterà. Nello stesso tempo occorre andare in campagna elettorale con una nuova capacità attrattiva che trae la sua origine dalla valorizzazione di tutte le componenti culturali e umane di un partito che o è davvero plurale o è destinato a rinsecchirsi nella difesa di spazi di potere sempre più esigui. D’altra parte lo testimonia la storia recente. Abbiamo avuto successo quando abbiamo aperto, siamo stati puniti quando ci siamo chiusi in noi stessi. La posta in gioco – apriamo bene gli occhi – è molto alta: Le regioni sono poche e i conti si farà presto a farli. Emilio Fede ha già pronte le bandierine. E se il risultato confermerà la preponderanza del centro destra, il capo del governo si sentirà fortissimo e convincente. Avrà, con un colpo di spugna, cancellato ancora una volta non solo i suoi problemi giudiziari, ma spenderà il consenso ricevuto come dimostrazione della sua “buona” politica. A Berlino al congresso del PPE si è espresso senza mezzi termini in tema di riforme: “Abbiamo una maggioranza coesa e forte e un premier super. C’è una sinistra che ha attaccato il presidente del Consiglio su tutti i fronti inventandosi delle calunnie su tutti i fronti”, questo è stato l’affondo del Cav. davanti alla platea dei popolari europei. Ma la sua non è stata una semplice digressione, bensì un ragionamento sulla situazione italiana. “Chi crede in me è ancora più convinto. Tutti si dicono: dove si trova uno forte e duro con le palle come Silvio Berlusconi. La sovranità oggi in italia, e non credo di dire una cosa eccessiva, è passata dal parlamento al partito dei giudici. La Corte costituzionale non è più un organo di garanzia ma in Italia è diventato un organo politico. Il partito dei giudici di sinistra – ha insistito – si è rivolto alla Consulta che è composta da 11 membri su 15 da componenti di sinistra e abroga le leggi fatte. In sostanza la sovranità è passata dal Parlamento al partito dei giudici”. E così per contrastare questa anomalia che Berlusconi ha annunciato una riforma della Carta: “Contro il partito dei giudici cambieremo la Costituzione . In Italia succede un fatto particolare di transizione a cui dobbiamo rimediare: la sovranità, dice la Costituzione, appartiene al popolo”, il Parlamento “fa le leggi, ma se queste non piacciono al partito dei giudici questo si rivolge alla Corte Costituzionale” che “abroga la legge”.
Queste frasi non possono e non devono essere dimenticate.
Sono troppo severo? Non credo, perchè purtroppo – o fortunatamente – non viviamo in un mondo a parte e i destini di chi vive a Castel San Pietro non sono – e sempre meno saranno – separati dai destini di chi vive a Villa Literno, a Rosarno o nei quartieri di molte città italiane e del mondo.
Per questo ogni giorno che passa richiede al PD un impegno e uno sforzo in più per il bene del Paese. Ora più che mai c’è bisogno di tutti e della serietà di tutti. E della credibilità di tutti.
Che cosa fare?
Il Congresso ha dato il suo risultato.
Le tre mozioni contenevano molti – moltissimi – punti passibili di convergenza.
Il compito di chi ha vinto è di portare al massimo della coesione tutte le forze in campo.
Aprendo prima di tutto spazi di confronto veri.
In Italia e in Emilia Romagna, a Bologna e a Castel San Pietro.
Lo dico perché vorrei per primo essere aiutato a percorrere la strada giusta. Insieme a tutti gli altri che, non per colpa loro, rischiano di sbandare.