Punto primo: Berlusconi non si dimetterà mai. Riparliamone. dimettiti

Anche se siamo tutti arcistufi che si parli di lui, di essere trascinati a parlare di lui, ma glissare è quello che lui vuole e spera. Adesso più che mai occorre puntare il dito, non demordere.

Da molte parti, partiti, associazioni, gruppi spontanei, movimenti si chiede ai cittadini una firma per convincere Berlusconi a dimettersi da Presidente del Consiglio. Ma Berlusconi non si dimetterà mai. Considererà carta straccia i fogli con le firme raccolte dal PD nelle piazze, nei mercati nei seggi delle primarie. Considererà opera di quei “comunisti” vittime di una magistratura deviata che si sollazzano su internet quelle raccolte on line.  Anch’io ho firmato, perché la situazione è così grave che viene spontaneo tentarle tutte. Non so se potrò andare a Milano il 5 febbraio al Palasharp o se potrò tornarvici il 13 per il presidio davanti al tribunale. Ma non va lasciato nulla di intentato.

La sua prepotenza e quella dei suoi sostenitori mandati nei talk show radiotelevisivi, ormai solo per sovrapporrsi agli interventi con parole urlate, supera ogni sfacciataggine mai vista e sfida quotidianamente con le menzogne più stomachevoli l’intelligenza e il buon senso degli italiani. Di italiani ai quali è stata propinata in modo suadente, carezzevole, diabolicamente incisiva una cultura fondata sul disinteresse e sull’individualismo totale.

A Berlusconi e ai suoi accoliti non passa nemmeno vagamente per la testa che il loro compito sarebbe di occuparsi del bene comune a tutti gli italiani. A loro interessa solo il mantenimento del loro bene privato.

Non faccio esempi, perché chi non è totalmente sordo o cieco li sa trovare da sé e questa nota diventerebbe troppo lunga.

Punto secondo: Berlusconi va mandato a casa.

Posto che le centinaia di migliaia di firme che si possono raccogliere non basteranno a convincerlo a dimettersi, perché troppo alto, salato e personale sarebbe per lui il prezzo da pagare, bisogna trovare il modo di farlo uscire con una spinta, Ma che sia decisamentesfiducia legale. E questa si chiama sfiducia. Si dirà che si è già tentato e che è andata male. Sì, è andata male per un pelo. E allora bisogna ritentare. Farlo senza paura e con qualche margine di sicurezza in più. E se non va bene dirà che ha vinto? Se non si usa questa via rimarrà lì ugualmente a non far nulla per il paese, cercando solo altri stratagemmi per facilitarsi la vita e sfuggire ad una giustizia che allontana da sé da quasi vent’anni. Qualcuno gli ha recentemente suggerito persino l’abbassamento a 16 anni della maggiore età così si potrà sostenere che anche la bella Ruby era già maggiorenne.

Punto terzo: A chi mandiamo le firme?

La più gran balla diffusa da Berlusconi è quella che racconta da quando è stato eletto. “Gli italiani – il popolo sovrano – mi hanno eletto Presidente del Consiglio e io devo rimanere qui per cinque anni”.  Berlusconi dice questo richiamandosi all’articolo 1 della Costituzione di cui cita sempre solo la prima frase: “La sovranità appartiene al popolo”, tacendo furbescamente la seconda “che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Il popolo sovrano si è espresso e non ha eletto lui, ha eletto il Parlamento che – secondo la Costituzione – è l’organo in cui si esplica la massima sovranità nel corso della legislatura. E allora è il Parlamento che può mandarlo a casa. A Berlusconi e agli italiani va ricordato che il Parlamento discute e approva le leggi e ha il potere di dire di sì o di no alle proposte del governo che ha il potere di eseguirle. Che non è poco, ma è altra cosa. Il Parlamento e i Parlamentari singolarmente – tutti eletti nello stesso modo di Berlusconi – hanno nelle loro mani il potere di confermarlo o di sfiduciarlo, mandandolo a casa.parlamentari 1

Ecco perché credo che questo potere – cioè questa responsabilità – vada ricordata a loro che non devono per nulla sentirsi sudditi di chi – per quanto con una legge “porcata”, li ha portati in Parlamento. La Costituzione dà loro in mano l’autonomia per agire con libera coscienza. Noi italiani non abbiamo eletto Berlusconi a fare il capo del governo, anche se il simbolo portava il suo nome. Noi abbiamo eletto tutti i parlamentari, senatori e deputati. A loro abbiamo delegato la nostra sovranità. A loro chiediamo di esercitarla. A loro come cittadini e cittadine consapevoli del danno che fanno da molti punti di vista all’intero Paese, se non rimuovono questo ostacolo che, in nome di molti inganni, pretende di occupare un ruolo che ha dimostrato di essere incapace di interpretare.

Come fare?

Prima di tutto l’impegno deve essere poderoso. Tutti i partiti che hanno a cuore il bene dell’Italia devono impegnarsi. Impegnarsi a raccogliere le firme nelle forme che credono, con il massimo della visibilità e a manifestare questa volontà popolare.

fuoco

Ai partiti si affianchino con coraggio anche le Associazioni, le categorie, i sindacati, la società civile, la Chiesa, con migliaia di punti di raccolta reali e virtuali o nelle forme più consone e poi, circoscrizione per circoscrizione, si chieda un incontro con i parlamentari locali di ogni partito, per la consegna ufficiale delle firme, ricordando loro che rappresentano l’intero popolo italiano e non i soli elettori di questo o quel partito. Semplicemente da cittadini e cittadine della Repubblica Italiana. Deve essere chiaro anche ai parlamentari della maggioranza che ora la volontà popolare è un’altra, che Berlusconi non può più vantare il consenso che sbandiera, perché tutti hanno capito che i sondaggi possono essere pilotati come si vuole e che anche i parlamentari eletti nei singoli collegi per sostenere Berlusconi, possono riscattare la loro dignità restituendo al Paese un governo capace e presentabile. Quelle firme dovranno essere tante da bruciare nelle mani di chi le riceve, tanto da non dare loro pace fino all’ottenimento del risultato. Una nuova liberazione, più semplice, incruenta, ma decisamente irrinunciabile.

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