Après nous le déluge! Dopo di noi il diluvio!
Ma sono sani questi potenti a pensare che dopo di loro non vi sia speranza?
Me lo ha fatto venire in mente un parallelismo che da qualche giorno si insinua tra i miei pensieri. Un parallelismo forse un tantino improprio, ma non del tutto. Quello fra il nostro presidente del Consiglio e il Rais del Cairo. Nessuno dei due se ne vuole andare. Il nostro per i problemi che sappiamo. Se si dimette si sciolgono come neve al sole le salvaguardie giudiziarie che si è pazientemente e testardamente costruitocon le leggi ad personam mentre il ricorso all’elettorato non gli dà più alcuna sicurezza, nonostante le spocchiose dichiarazioni sul 51% di share. D’altro canto il suo elettorato vorrebbe vedere già qualche realizzazione. Invece, nonostante gli sforzi di Tremonti per presentare l’ultima illusione e le capriole di Bossi e Calderoli per agitare la bandierina di un federalismo sbrindellato che non accontenta più nemmeno i sindaci “padani” più sfegatati, niente di sostanziale e sostanzioso sta uscendo dal cappello di questo governo attaccato alle “flebo” di cosiddetti “responsabili” del loro personale interesse.
L’altro, il raìs, che guarda incredulo – come molti in Europa e forse nel mondo – a quanto succede nelle strade del Cairo, di Alessandria e di altre città dell’Egitto, non ritiene di dover abbandonare il potere col pretesto che i fratelli musulmani forzerebbero la situazione verso uno stato non più laico, provocando un vero e proprio caos. Tutti e due, Berlusconi e Mubarak, hanno un illustre predecessore: ”
Après moi le déluge, dopo di me il diluvio” A dirlo fu Luigi XV e in effetti – non subito – ma dopo qualche anno, ebbe inizio la rivoluzione francese. Che fosse quello il diluvio?
Si tratta in ogni caso di opzioni disperate di un potere ormai esausto. Quello di Luigi XV già ampiamente verificato e riconosciuto dalla storia, anche se non sarà lui, ma il suo successore Luigi XVI ad essere sballottato e poi travolto dalla rivoluzione. Quello di Mubarak, dall’esito ancora in divenire, ridotto comunque già ieri ad essere definito puramente formale, quello del nostro cavaliere tenuto in vita da una Camera ormai, più che altro, di rianimazione.
Tornando a noi… Strani “responsabili” crescono
A questo punto più che mai il mio pensiero corre proprio al Parlamento e ai suoi frequentatori abilitati dal nostro voto. Lì a rappresentarci ogni giorno. Lì a prendere sistematici ceffoni da un governo che non ne sopporta le funzioni e lo scavalca quando può e anche quando non può. Come l’altro ieri. Lì, alcuni a dover cambiare posizione passando dalla maggioranza all’opposizione in ragione di una tardiva presa di coscienza (meglio tardi che mai) dell’inconcludenza del premier e del governo
Altri lì a inventarsi “responsabili” dei destini di un paese destinato al disastro se Berlusconi dovesse cadere. Anche loro, cui frulla nella testa giorno e notte il ritornello “… per fortuna che Silvio c’è … “responsabili del loro proprio destino e nulla più, anche loro convinti che sia credibile l’assunto “dopo Silvio il diluvio”. A soggetti così non vale certo la pena di rivolgersi. Vanno definitivamente confinati nell’area degli irrecuperabili. Ma ce ne saranno in Parlamento, tra le file della maggioranza, altrettanti, pochi altri con i quali si possa fare un ragionamento di buon senso, di onestà intellettuale? Un ragionamento molto meno disperato di quello dell’onorevole Raisi che dice di vergognarsi del suo essere deputato?
Nuovi veri responsabili servono!
Premetto che tra tutti noi – italiani indignati – che in questi giorni ci fermiamo ai banchetti e firmiamo, navighiamo su facebook e aderiamo, o non abbiamo ancora trovato il modo per esprimerci o siamo definitivamente sfiduciati e pensiamo che non ci sia nulla da fare, ma vorremmo che questo incubo finisse, non c’è nessun nuovo unto del signore che abbia danaro da offrirvi.
Non abbiamo trenta denari, né trentamila euro o trenta milioni di euro da offrirvi, né prebende, né posti di ministro, viceministro, sottosegretario, sottoqualcosa, né ve li offriremmo mai, ma vi chiediamo di fare come i vostri colleghi cosiddetti responsabili che hanno deciso di obbedire alla loro coscienza per “il bene di loro stessi” perché interrompere la legislatura sarebbe un danno irreparabile ovviamente per loro stessi. Ma a voi – a tutti gli altri parlamentari della Repubblica – chiediamo di risvegliare la vostra coscienza, di metterla in condizione di esprimersi e di liberare finalmente l’Italia da questa vergogna nella quale ormai si è cacciata più di una volta. Ascoltate l’Italia vera, non quella dei falsi sondaggi commissionati e diffusi ad arte. Voi che lo sapete, voi che potete, liberateci da questa rovina e – soprattutto – siate signori! Fatelo gratis! Il popolo capirà la differenza!