Esperienze professionali

Il lavoro – per le persone della mia generazione – si confonde molto con la vita, anche se non è certamente tutto. In ogni caso – come si dice oggi – prende molto posto. A chi mi chiede della mia vita di solito rispondo che ormai sto concludendo la quarta. La prima è connotata fortemente dalla formazione, la seconda dall’insegnamento, la terza dalla dirigenza scolastica e la quarta – giunta ormai alle battute conclusive – dalla politica, nel ruolo di Capo di Gabinetto del Presidente della Provincia di Bologna.

Il percorso formativo

Molti amici e tanti colleghi della mia età hanno seguito un percorso forse più lineare. Il mio percorso formativo è stato vario e continuo. Ho studiato per fare il maestro per due motivi: perché mi ci vedevo e perché in quel periodo chi si trovava a crescere in una famiglia umile sceglieva preferibilmente una scuola che “abilitasse” a svolgere una professione e nello stesso tempo non chiudesse del tutto le prospettive se, terminati gli studi superiori, si fossero intraviste condizioni adeguate per intraprendere anche gli studi universitari. Fu così che mi iscrissi all’Istituto magistrale Albini di Bologna dove mi diplomai nel 1959.

teatro

Ma, nonostante la maggior parte della mia formazione si sia svolta nella scuola, nonostante sia convinto che essa abbia tracciato a poco a poco i lineamenti più evidenti della mia persona, molte altre sono state le “agenzie formative “ che hanno contribuito a fare di me quello che sono. La mia famiglia di origine per prima, la parrocchia e l’Azione Cattolica in particolare nel periodo più significativo del secolo per il rinnovamento della Chiesa Cattolica, quello del Concilio, la passione per il teatro praticato con la frequenzadell’Accademia Antoniana di Arte Drammaticae in alcune performances con il Teatro Universitario. E poi le persone, tanti amici e amiche che mi hanno trasmesso con generosità, idee, valori, certezze in un percorso formativo che dura ancora.

L’esperienza di maestro

Nell’ottobre del 1964 prese il via la mia esperienza di maestro, un’esperienza che non cambierei con nessun’altra. Una vera scuola anche e soprattutto per me. Segnata da due esperienze molto forti. L’insegnamento in quelle che allora si chiamavano brutalmente “Scuole speciali per anormali psichici” alle quali si accedeva attraverso un successivo titolo di studio.

Durante quegli anni non fu difficile capire che la scuola a pieno tempo07letterac sarebbe stata una riforma capace di rispondere insieme a due esigenze decisamente presenti nel corpo sociale: l’innalzamento della qualità dell’offerta formativa e la risposta al bisogno che le famiglie esprimevano di un percorso formativo innovativo e ben integrato e rispettoso dei ritmi di apprendimento per i loro figli.

E così insieme ad alcune colleghe e ad una bella rappresentanza di genitori molto sensibili e attenti, mi trovai alla guida di un gruppo di lavoro che studiò, progettò e realizzò il primo “tempo pieno” statale a San Lazzaro di Savena. A San Lazzaro rimasi fino al 1986. In quella scuola hanno iniziato la loro formazione i miei tre figli: Francesco, Benedetto e Jacopo e ora Chiara, la prima dei miei attuali cinque nipoti. Sia pure non a San Lazzaro , ma a Osteria Grande (BO) dove abitano, anche Jacopo e Francesca hanno scelto per Tommaso, il secondo dei cinque in ordine di età, la scuola a tempo pieno.

Da maestro a dirigente scolastico

Nonostante l’esperienza di maestro mi appagasse molto e fosse ricca di stimoli e di soddisfazioni, non avevo mai abbandonato l’idea di affrontare gli studi universitari cominciati ancora nel 1959, appena terminati gli studi superiori, interrotti per alcuni anni e ripresi a Urbino e poi continuati e conclusi ancora a Bologna presso la facoltà di Magistero nel 1984.

Nel 1986, superato il concorso direttivo, mi ritrovai a dirigere le scuole elementari di Nogara (VR), continuando in questa attività, trasferimento dopo trasferimento, fino a succedere a Quinto Casadio al primo Circolo di Imola nel 1992. Lì restai fino al 6 novembre 1995, quando Vittorio Prodi, appena eletto presidente della Provincia di Bologna, ottenne che mi trasferissi a Palazzo Malvezzi, sede di quella istituzione, per inaugurare una vita davvero nuova e diversa, nel ruolo di Capo di Gabinetto della Presidenza. Quella che può essere considerata una prima vera esperienza politica.

L’attività di insegnamento divenne presto ricerca sul campo per l’innovazione della didattica e già dal 1970 entrai a far parte del gruppo “La Scuola come Centro di Ricerca” legato alla Casa Editrice “La Scuola” di Brescia. Ciò aprì la strada ad una attività di aggiornamento e formazione degli insegnanti in servizio in ogni regione italiana in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione e con la FIDAE, alla pubblicazione delle proposte didattiche con una o più rubriche fisse sulla rivista “Scuola Italiana Moderna”, alla pubblicazione di alcuni testi per gli alunni delle scuole elementari e di alcuni testi di didattica per gli insegnanti.

Negli anni dal 1985 al 1990 si fece particolarmente intensa l’attività di “aggiornatore” nel quadro del Piano Poliennale di Aggiornamento sui Nuovi Programmi della Scuola Elementare affidato dal Ministero all’Istituto Regionale di Ricerca, Sperimentazione, Aggiornamento Educativo dell’Emilia Romagna.

Il fascino della politica

A chi mi avesse detto che un giorno avrei abbandonato la scuola non avrei mai creduto, avrei risposto che farneticava. Invece successe una mattina della primavera 1995. Una telefonata di uno sconosciuto mi invitava a presentarmi come candidato al Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna. Una partecipazione mirata ad incrementare i voti della lista del “Patto dei Democratici” il cui capolista era lamberto Cotti, Presidente uscente della Provincia. Nessuna speranza di essere eletto. E così fu, ma il mio compito di portatore d’acqua fu assolto molto onorevolmente: 799 preferenze sono davvero molte per un principiante. Ero sinceramente disponibile ad accontentarmi della soddisfazione. Invece il neo Presidente della Provincia – Vittorio Prodi – aveva bisogno di un Capo di Gabinetto.

Il 7 novembre 1995 incominciò così quella che oggi definisco la mia quarta vita. Quella che mi ha aperto finestre molto grandi su panorami nuovi e interessanti con squarci affascinanti sul versante della pace e sull’impegno nella cooperazione internazionale.

E poi la quinta. La più affascinante e impegnativa, quella di sindaco della mia città, svolta per cinque anni dal giugno 2004 al giugno 2009, credo con quello spirito di servizio volto esclusivamente al perseguimento del bene comune che ogni “servitore” della polis è tenuto a porre come linea guida della propria azione quotidiana.

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