Ghéttel, ovvero io in dialetto
Sono pochi a Bologna a non aver scritto “Zirudelle”, o almeno a non averci provato. Anch’io non sfuggo a questa regola. La tentazione di mettere in rima nel vernacolo materno e paterno i propri pensieri e le proprie emozioni è davvero forte e si impone soprattutto nelle occasioni liete della vita, quando lo stimolo esibizionista si mescola alla possibilità di fare un omaggio gradito a qualcuno che si porterà a casa, magari trascritta su carta pergamena, una storiella che ne immortala in un modo semplice, ma simpatico, le abitudini, i vizi, le virtù, insomma… le gesta.
Anch’io provai questo desiderio dopo che un amico colto e caro, Mario Fanti, mi fece questo regalo nel giorno del mio matrimonio, suscitando meraviglia e grande ammirazione.
Mario Fanti è maestro in molti campi, non ultimo nella conoscenza dei segreti, spesso reconditi, di Bologna di cui conosce assai bene il dialetto nelle sue pieghe più tradizionali e argute.
Me lo ricordo quando a S. Antonio di Savena faceva i burattini la domenica pomeriggio per noi, un po’ più piccoli, in un teatrino stracolmo. Il divertimento era assicurato, perché Mario non era – e non è – soltanto un ottimo lettore del dialetto, ma interpretava con grande perizia i personaggi classici di quella forma di teatro.
Fagiolino, Sganapino, ma soprattutto il dottor Balanzone – Tananän Minghénna, buscaräta, buzaräta… – davano vita, nelle sue mani, a indimenticabili commedie e a farse esilaranti in virtù delle quali molti della mia età hanno preso contatto con la cultura locale.
Fu così che anch’io, qualche anno più tardi, giovane maestro elementare, con l’intenzione di contribuire a tramandare un patrimonio culturale a rischio di scomparsa, mi cimentai qualche volta a scuola, proponendo alcune commedie dei burattini ai bambini della mia e delle altrui classi, facendomi notare per essere capace di leggere il dialetto, abilità già allora non comune. Dono che devo in gran parte ai miei genitori che tra loro lo parlavano correntemente.
E in occasione di una festa in onore di tre colleghi che salutavano la combriccola per andarsene in pensione, studiai la sorpresa. Al termine dei festeggiamenti lessi il mio primo componimento. Rotto il ghiaccio è fatta. In tanti mi chiesero poi di dedicarmi a celebrare qualche evento. Sempre nel privato finchè in un tempo più recente ho provato a dedicare qualche rima alle vicende politiche della nostra città e oltre… Anche perché il teatrino, molte volte più che commedie a lieto fine proponeva autentiche farse.
Fanno eccezione a questi componimenti alcuni tentativi più seri
L’appetito vien mangiando… e qualche volta ho provato, spero senza banalizzare, contenuti troppo importanti per essere trattati con leggerezza, ad esprimere sentimenti legati ad esperienze passate e recenti della nostra storia. Temevo che il dialetto non si piegasse così bene ad esprimere il dolore, la tristezza… insomma quei sentimenti che non fanno ridere. Ho cercato allora di superare lo schema popolare della zirudella, recuperando qualche nozione di stile italiano, soprattutto di metrica, trasponendoli, spero correttamente, nel dialetto bolognese. La sorpresa, almeno per me, è stata piacevole. Sul risultato non tocca a me giudicare. In ogni caso sono componimenti che vanno letti fin tanto che il ricordo degli avvenimenti non sfuma altrimenti non si coglie più quel tanto di ironia che spesso traspare dai versi.
Un’ultima notazione merita la grafia
Si sa che la discussione è molto aperta. Io ho fatto una scelta di semplicità adottando quasi pienamente quella proposta da Daniele Vitali e Luigi Lepri nel Dizionario Italiano – Bolognese, Bolognese – Italiano edito da Vallardi nel 1999. Qualche volta ho semplificato ancora di più non trovando i segni specifici sulla tastiera del computer, ma la lettura risulta, spero per tutti, ugualmente agevole.
Ultimamente, poi, posso usare l’ultima edizione di lusso, consultabile anche senza occhiali, regalo graditissimo di cui rivelerò il nome solo su esplicita autorizzazione.
Buona lettura a chi ne è capace! Le troverete nella sezione “Ambizioni poetiche” E se qualcuno dovesse trovare qualche difficoltà si faccia vivo!